Con la consulenza degli ospitalieri abbiamo deciso: oggi percorreremo la variante alta che porta direttamente a Sutri senza passare da Vetralla e Capranica. Sarà una tappa lunghetta ma interessante. Partiamo alle sei e mezza.
L’uscita da Viterbo è un po’ laboriosa. All’inizio sono con noi Gianni e Antonella, una coppia di Brescia che, a quanto ho capito, macina bene la strada: Gianni ha 60 anni e il fisico asciutto del maratoneta, Antonella è piú giovane, non ha la preparazione del marito ma è comunque in ottima forma e lo segue senza perdere colpi. Dopo qualche chilometro innestano la marcia veloce e ci danno appuntamento alla sera.
Oltre Porta Romana la salita è quasi subito impegnativa. Qualche villa di campagna e poi boschetti alternati a radure. Prendiamo una scorciatoia consigliata dagli ospitalieri di Viterbo che taglia verso il lago di Vico escludendo però l’abbazia di San Martino. Pensiamo sia un sacrificio ragionevole, ma non lo è: a conti fatti e secondo il GPS di Marco la strada risparmiata non sembra tanta; in più abbiamo dovuto affrontare una boscaglia ripida attraversata da un sentiero incerto invaso da rovi e ragnatele. Tutto molto diverso da quanto promesso dal suggeritore. L’unica cosa buona di questa variante è il punto panoramico sul lago di Vico, ma si poteva raggiungere ugualmente con una piccola deviazione. Peccato che questo bel lago vulcanico si nasconda così tanto alla vista, almeno da questa parte.
Il percorso prosegue attraverso una bellissima faggeta. La mattina è ormai avanzata, oggi il sole picchia e non è male camminare per qualche chilometro all’ombra. Lo sterrato che attraversa il bosco è molto ampio e sale sensibilmente per diversi chilometri, poi scende altrettanto in meno spazio. Ci ritroviamo nell’ora più calda a fare gli ultimi dieci (e oltre) chilometri al sole, ma il percorso è interessante. Costeggiamo piantagioni di noccioli (varietà romana) molto estese. Le energie cominciano ad affievolirsi e l’arrivo a Ronciglione è un po’ sulle ginocchia. Si impone una sosta e fatichiamo a trovare un bar aperto che abbia da mangiare qualcosa di più di un pacchetto di patatine. L’importante comunque è fermarsi, decongestionare un attimo le gambe e bere in abbondanza.
Gli ultimi chilometri per Sutri sono sulla strada provinciale, bella, non molto trafficata, in mezzo alla campagna. Le chiamate telefoniche alle suore sono infruttuose. Entrati nel borgo, oltre il ponte e la magnifica porta, andiamo a suonare direttamente al campanello. “Oggi niente ospitalità”. Ah. situazione simile a quella che ho trovato a San Giminiano: ospitalità religiosa a singhiozzo, e proprio nel periodo dell’anno di maggior flusso pellegrino. Come promesso ritroviamo i due bresciani, ma anche loro stanno ancora rimbalzando da un luogo all’altro. Giriamo attorno alla bella piazzetta centrale in cerca di ospitalità. Alla Pro Loco danno qualche indirizzo e insistono a volerci dare una credenziale “laziale” veramente orribile. La prendo solo per cortesia. Questi non hanno capito che un pellegrino non è un turista da fidelizzare e che quando entra nella loro regione ha già la sua credenziale e non è interessato a cambiarla.
La sistemazione è ottima. Come a San Giminiano, uguale: ospitalità privata batte ospitalità pellegrina, prezzo uguale, camere a livello di albergo. A ospitarci è una coppia avanti con gli anni che ha un grande appartamento prospiciente la piazza. Si entra da un grande portone, si salgono diverse rampe di scale che cambiano direzione due volte e si arriva in un’ala di un palazzo nobiliare che ora è diviso in appartamenti. C’è spazio per tutti e cinque, una camera singola per me, il soggiorno-cucina con divano letto a due posti per Michela e Marco e un’altra camera per i bresciani. La padrona di casa è gentilissima e molto disponibile a ogni nostra esigenza. Ci offre tè e biscotti e ci dà tutte le informazioni di cui abbiamo bisogno.
Abbiamo ancora un’oretta prima di cena per goderci la piazza e il placido andirivieni estivo di questo luogo di villeggiatura. Il sole allenta la sua morsa e diventa piacevole mentre passeggiamo per le vie, scattiamo qualche foto alla fontana e scambiamo due chiacchiere con altri pellegrini. In quel momento arriva Christoph, un ragazzo austriaco che Marco e Michela avevano già incontrato, non ho capito bene dove. Grandi feste. Troviamo una sistemazione anche per lui dai nostri gentilissimi padroni di casa, che lo accolgono nel loro stesso appartamento come un figlio assegnandogli una camera sottotetto spettacolare. Poi un ultimo giro. Dalla piazza alta e centrale giù alla porta opposta del paese, quella da dove usciremo domani. Vediamo da lontano parte dei resti archeologici di questo borgo antichissimo, che in pochi sguardi restituisce tutto il tempo, tutte le epoche che ha attraversato, tutti i poteri che l’hanno dominato e plasmato.
Ristoranti ce ne sono diversi e tutti allettanti, ma forse c’è un’unica destinazione possibile per un pellegrino: La Buca.